
Shinjuku.
Uno dei quartieri centrali di Tokyo, il punto di snodo della metropolitana, situato all'interno della Yamanote Line, la linea verde che imparerete a conoscere e a sfruttare per raggiungere i luoghi dove si concentra la vita degli abitanti della capitale. Shinjuku è il luogo strategico dove prenotare l'albergo, perché da qui si arriva ovunque. A questo proposito vi racconto soltanto un paio di cose divertenti: le stanze di Fox e me si trovavano al tredicesimo piano di un grattacielo; esse erano piccolissime - si poteva a malapena camminare intorno al letto e nel bagno, veramente microscopico, si aveva la sgradevole sensazione di trovarsi nel ventre di una nave al largo della costa. Sembrava che il palazzo oscillasse, fatto di per sé realistico considerando le moderne tecnologie messe in campo dal Giappone per gestire le catastrofi sismiche.
Tornando a Shinjuku, nonostante fosse un quartiere di natura commerciale ed amministrativa, aveva molto da offrire anche allo straniero in cerca di attrazioni: il quartiere a luci rosse Kabukicho (le donzelle si astengano dall'andarci da sole), la sala giochi Taito Game Center, enorme e piena di giochi arcade e console nuove come anche retrò, nonché la sede della Square-Enix con shop dedicato ai vari Final Fantasy. Dal punto di vista strettamente culturale, invece, riuscimmo a visitare soltanto il santuario Hanazono Jinja, abbastanza difficile da trovare, perché era circondato da palazzi moderni. Esso è molto antico, del 1600, e venne edificato per onorare le divinità protettrici di Shinjuku. Fox ed io tentammo anche di andare al Shinjuku Gyoen, il parco naturale dove è stato ambientato il famoso film d'animazione della Comix Waves Films "Il Giardino delle Parole", ma purtroppo non era accessibile, perché infestato da una zanzara pericolosa.
Per quanto riguarda l'aspetto culinario, vi consiglio di trascorrere almeno una serata nel vicolo Omoide Yokocho, pieno di piccoli locali aperti sulla strada dove assaggiare i migliori Yakitori del mondo; se dovete fare colazione, invece, provate ad andare da Mister Donut e scegliere tra le sue mille ciambelle!
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Akihabara, la città elettronica. Questo quartiere è per eccellenza il paradiso dei Nerd. Ovunque io mi girassi potevo intravedere negozi di computer e supporti simili (indimenticabile il centro commerciale a 13 piani, fornito praticamente di ogni cosa esistente), game store, negozi di manga pieni di oggettistica varia ed action figure, nonché numerosi shop per gli amanti del cosplay. La vastità della proposta fu tale da lasciare a bocca aperta perfino una ragazza come me, poco attratta dall'universo degli otaku. Qui acquistai diversi regali per i miei amici, come il peluche di Totoro, il portachiavi di Super Mario e una confezione di Nanoblock, dei lego in formato notevolmente ridotto. Nelle strade costeggianti l'arteria principale vedemmo le maid all'opera: delle giovani ragazze vestite da governanti francesi del 1800, pronte a procacciare clienti per i maid café, dei locali molto divertenti dove le cameriere fingono di essere agli ordini del cliente di turno inscenando rituali magici. In questa zona, Fox ed io ebbimo modo di visitare Super Potato, un enorme game shop dove si possono acquistare console e giochi molto datati, nonché cimentarsi con la sala giochi ricca di retro game (uno fra tutti Super Mario pixelloso).
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Shibuya. Il quartiere, già noto alla sottoscritta grazie al manga 'Super Gals' che avevo avuto modo di leggere da piccola, non deluse minimamente le mie aspettative. Usciti dalla stazione della metro, già di per se stessa un'attrazione per il suo dedalo di vicoli, ci imbattemmo in un incrocio dalle dimensioni spettacolari; ogni dieci minuti da un angolo all'altro della strada si poteva ammirare una moltitudine incredibile di gente che attraversava le strisce pedonali. In alto e sui muri degli edifici, schermi giganteschi e striscioni pubblicitari ci davano il ben venuto nella città della moda, dei manga e dei ristoranti. Poco distante dalla metro c'era la famosissima statua del cane Hachiko, la fedele bestiolina che aspettò per tutta la vita il ritorno del padrone morto. A Shibuya potemmo visitare lo Store di One Piece, dove incontrammo un youtuber piuttosto famoso, e il Mandarake del quartiere, con le scaffalature gremite di manga ben imbustati.
Anche l'aspetto culinario venne soddisfatto a dovere, perché ci deliziammo il palato con la cucina sarda, qui proposta ovviamente come chicca straniera. Io, essendo per metà cagliaritana, non potei esimermi dal confrontare le mie origini con la proposta giapponese, restando scioccata. La fregolina sarda assaggiata qui fu addirittura migliore dell'originale!
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Ueno. Qui visitammo lo Zoo, il più antico di tutto il Giappone, famoso per la presenza del panda gigante. All'uscita, arrivammo al Lago Shinobazu, molto bello e ben curato, dove potemmo ammirare volatili tipici e piante acquatiche, nonché assaggiare i classici spiedini di totano o polipo che si vedono nei manga.
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