Siamo venuti a conclusione del nostro viaggio in Giappone. Dopo essere stati a Tokyo, il mio amico Fox ed io abbiamo raggiunto Kyoto, dove abbiamo cercato di portare la buona novella a monaci buddisti e Geishe. Ora vi parlerò di com'è andata a Fushimi Inari, un complesso di templi più o meno piccoli arroccati su una montagnola, e Nara, una cittadina resa famosa dai cervi che vi scorrazzano liberi come se fossero piccioni.
Al santuario shintoista Fushimi Inari si arriva da Kyoto prendendo un treno della JR. Si giunge, così, ad un'anonima stazione ferroviaria che da' quasi immediatamente sulla strada pavimentata che conduce all'imboccatura del complesso monumentale. Ad annunciare la struttura si innalzano dei giganteschi torii, una struttura in legno decorata simile ad un portale con la funzione di dare l'accesso ad un'area sacra. Superata questa prima serie di torii rosso sgargiante, siamo giunti ad una porta massiccia, anch'essa rosso arancio, impreziosita dalle statue di oni (demoni della mitologia giapponese) e volpi. Una volta varcata la soglia, ci siamo accorti di essere arrivati nella prima vera area sacra del santuario, dove si distinguevano diversi tipi di edifici, come il classico shop degli ammennicoli benedetti. Qui abbiamo scoperto che il santuario era stato eretto per la venerazione del kami (divinità) del riso e dei commercianti in tempi molto antichi, e che le volpi rappresentate in vario modo ai piedi dei torii simboleggiavano i messaggeri dei dio, nonché i custodi delle chiavi dei depositi del riso.
Sulla destra rispetto all'entrata, percorsa qualche decina di metri, abbiamo iniziato ad ascendere la scalinata che rende famoso il luogo: dovete infatti sapere che il santuario risiede alle pendici di una piccola montagna chiamata Inari; essa è percorsa da una scalinata principale e da altre piccole diramazioni. La sua particolarità risiede nel fatto di passare sotto ad un'infinità pazzesca di torii, tutti quanti donati nel tempo da aziende e uomini di affari. Questi torii, così messi in successione, formano una specie di tunnel molto caratteristico di colore rosso arancio, variamente intervallato da piazzole dove poter trovare punti di ristoro e distributori automatici di bibite. Qui è anche possibile ammirare dei tumuli o comunque quelli che danno l'impressione di essere delle tombe o monumenti sacri, sempre con le statue di volpe e dei torii di dimensioni notevolmente ridotte (questi ultimi, dopo aver visto quelli grandi, facevano quasi tenerezza).
Ragazzi, si è trattato di un'esperienza unica e davvero impegnativa! Nonostante le apparenze, Fox ed io ci abbiamo messo più di due ore a concludere il percorso, sudando le proverbiali sette camicie. Ricordo, poi, che il luogo era assediato dai gatti: mi pare di averne contati 38.
Un'altra giornata è stata dedicata alla visita della città di Nara, un'altra pietra della corona dell'UNESCO. La cittadina, che in realtà non è così piccola visti i suoi 360.000 abitanti, è tutt'uno con un parco nazionale dalle dimensioni pazzesche. L'interessante è che non si capisce dove finisce uno e dove inizia l'altro! So solo che ad un certo punto abbiamo iniziato a vedere giardini, pini e cervi... Cervi ovunque, piccoli, grandi, e famelici! Ci seguivano, odoravano addirittura le nostre borse in cerca di cibo! In giro si trovavano degli ambulanti che vendevano delle sottospecie di gallette pensate apposta per loro.


